Città metropolitana di Napoli, una riforma non pervenuta

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8 gli anni trascorsi dall’entrata in vigore della legge istitutiva, 10 le città metropolitane previste, 3 quelle di dimensioni superiori ai 3 milioni di abitanti. Napoli terza tra queste dopo Roma e Milano e prima per inerzia.

Finora sembra che il ridisegno amministrativo del territorio non interessi a nessuno segnando un’altra riforma incompiuta, con la conseguenza di generare un mero cambiamento di denominazione. Da provincia a città metropolitana di Napoli, con l’aggravante di diffondere solo confusione nell’immaginario collettivo.

Due i pilastri della riforma: il piano strategico e la ripartizione del territorio dell'ex provincia in zone omogenee e quello del capoluogo in zone ad autonomia amministrativa. Al palo entrambe!

Per quanto riguarda il primo adempimento la precedente Amministrazione ha elaborato nel 2020 un piano che di strategico ha solo il nome, privo di una visione di medio-lungo periodo con una dotazione pressoché simbolica di circa 300 milioni di Euro. In sostanza una semplice sommatoria di piccoli interventi sollecitati e proposti dai comuni- prevalentemente scuole, strade e piste ciclabili. Vale a dire l'esatto contrario dello spirito stesso della legge, che indica in interventi strutturali a valenza sovracomunale la via obbligata per caratterizzare le singole aree omogenee. Appare evidente la motivazione politica della vecchia amministrazione tendente ad ampliare il consenso delle amministrazioni locali piuttosto che proporre una visione strategica dell'insieme metropolitano e di quel modello policentrico al quale dovrebbero contribuire le nuove partizioni territoriali con le loro specifiche potenzialità economiche e sociali.

Rispetto al secondo, dalla quale discende la non irrilevante modifica della modalità elettiva del Sindaco Metropolitano, oggi coincidente automaticamente con il Sindaco del comune capoluogo, siamo ancora più indietro.  La Città Metropolitana infatti, solo nel febbraio 2019, ha approvato le Linee guida per l’identificazione delle Zone Omogenee con una proposta operativa di suddivisione del territorio in 5 zone. Una mera proposta di delimitazione territoriale dunque, non argomentata in maniera approfondita.

C’è da chiedersi se i tempi non siano ancora maturi o se vi sia un’inadeguatezza di governance o, ancora, una mancanza di volontà politica o addirittura un silente sabotaggio delle istituzioni interessate a non perdere centralità nei nuovi assetti amministrativi.

Resta il fatto che in un mondo sempre più globalizzato, in cui la concorrenza si gioca soprattutto tra le grandi metropoli, sedi indiscusse dell'innovazione tecnologica, l'esigenza di razionalizzare l'organizzazione territoriale della Città Metropolitana di Napoli in un quadro in cui la produzione di valore assuma una dinamica positiva tale da contrastare l'ormai ventennale declino, rappresenta una occasione irripetibile. Nell'interesse esclusivo delle nuove generazioni!

Su questi temi e su tali input Nagora' apre il dibattito...