Dall'Acen studi e progetti per la città

di

Dissento radicalmente dall’affermazione di Luciano Brancaccio in cui sostiene che l’Acen “nella seconda Repubblica è sparita dalla scena pubblica” dando così segno di “un deficit di responsabilità”. Dissento perché non è vero e porto brevemente la mia testimonianza sul ruolo vero che l’Acen svolge a cominciare, e anche prima, dalla mia presidenza conclusasi nel 2003. E’ stato un ruolo centrale nella vita pubblica di Napoli, con idee e progetti per la risalita della città. Diversa è la questione sugli esiti di questo impegno che non è stato colto nel pieno della sua ampiezza, smorzando la tensione che ne era alla base e, così, lasciando Napoli com’era.


A cominciare dalla proposta dell’Acen accolta subito dal Comune per la costituzione della società Sirena. Quell’impulso è venuto appunto dall’Acen ed è stato decisivo. Il centro storico con il grande patrimonio edilizio della città era ridotto in condizioni di grave fatiscenza, sicché Comune ed Acen si sono messi insieme dando vita con propri capitali ad una società per ristrutturare le parti comuni degli edifici. Tanti ne hanno fruito (sono più di 1200 i cantieri avviati), con il sostegno finanziario della Regione Campania. Inopinatamente, però, Sirena, che doveva evolversi fino a divenire la società per centro storico di Napoli alla stregua delle grandi capitali europee, è stata prima fermata e poi disciolta. Spiace ora dover assistere ai frequenti pentimenti e ai flebili propositi di volerla ripristinare, mentre il centro storico, grande questione napoletana, vede progressivamente aumentare il proprio degrado in un totale abbandono.


E ancora. A riprova della sensibilità civile dei costruttori napoletani che hanno inteso qualificarsi come classe dirigente per ammodernare la città, l’Acen, forzando secondo taluni il suo stesso ruolo di promozione dello sviluppo, ha concepito e messo a punto tre iniziative di project financing. Era appena disponibile, in quegli anni, la normativa nazionale e l’Acen, battendo sul tempo tutte le altre realtà nazionali, ha dato vita a tre organismi societari chiamando a farne parte le imprese napoletane che hanno così impegnato propri capitali e avviando tre distinte iniziative per arricchire la dotazione infrastrutturale di Napoli: ”il parco delle Cave” di Chiaiano, il porto turistico a Vigliena, il completamente del Centro direzionale. Vi fu un vasto apprezzamento a Napoli per la nuova e coraggiosa funzione dei costruttori, nei fatti però è stato duro far avanzare queste tre iniziative di finanza innovativa: dopo anni di vita stentata, nessuna delle tre ha mai visto la sua concreta attuazione. Rimangono, ora, a più di venti anni, i tre progetti e l’amarezza di chi li aveva promossi con propri capitali di rischio.


C’è in tutto questo un deficit di responsabilità dei costruttori di Napoli? Studi, progetti, proposte tecniche, partecipazione attiva al dibattito sulla città continuano ad essere i caratteri dell’azione dell’Acen e sono entrati ormai in modo costitutivo a far parte del modo di essere, dello stile e del comportamento concreto della nostra organizzazione, con la consapevolezza di dover essere un fattore vitale di spinta e di avanzamento.


Un ultimo esempio, ancora, fra i tanti che, per ragioni imposte dalla brevità di questa nota, devo omettere. Mi riferisco a Bagnoli, punto essenziale per la crescita e la valorizzazione di Napoli. E’ stata l’Acen, negli anni della prima pianificazione urbanistica di quel sito, ad avviare il dibattito sulla sua inadeguatezza e a segnalare l’importanza di modifiche sostanziali alla sua stessa impostazione. Con uno studio rigoroso, l’Acen segnalò e successivamente ha sempre riconfermato che quel piano, per come era stato concepito, non avrebbe prodotto valore e che in alcun modo sarebbe stato in grado di autofinanziarsi. Intuizione, questa, mai smentita, ancorché disconosciuta nei fatti, che ancora rimane il punto debole della proposta per Bagnoli. L’Acen, subito, mise in evidenza che, per le caratteristiche dell’area, occorresse darle il senso prevalente del sviluppo turistico e della cultura, con attrattori economici che producessero valore e via di seguito, senza in alcun modo accrescere le cubature di un solo metro cubo. La città, pur prendendo atto delle proposte dell’Acen, non vi diede alcun seguito. E anche a questo riguardo il discorso dovrebbe essere più lungo, discutendo pure su quale sia stato e quale ancora oggi sia il vero ruolo dell’Acen e dei costruttori di Napoli. Un ruolo di classe dirigente, di centro attivo di proposte per la crescita e lo sviluppo di Napoli che tuttavia si scontra a volte con l’inerzia e la pigrizia dei decisori pubblici.