Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

I ballerini dell’Italietta

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La scadenza delle elezioni europee sta portando a galla (anche per i ciechi) tutta l’immaturità politica della seconda Repubblica. Dovrebbe essere, a rigore, un appuntamento di grande importanza. Si pensi a quel che dovrà affrontare nei prossimi mesi e anni un’Europa attaccata dall’esercito di una potenza nucleare, minacciata dall’isolazionismo americano, emarginata dalla centralità strategica dell’Oriente cinese. Ma il dibattito politico italiano ha tutt’altri pensieri. Tutt’altre movenze. I suoi protagonisti sembrano ballerini che si esibiscono lievi sul proscenio, che si producono in figure temerarie, arabesque su una sola gamba, piroette con rotazione del corpo, arditi sollevamenti del partner. Virtuosismi che vorrebbero strappare l’applauso del pubblico.

E basti ricordare le giravolte di Salvini, segretario di una Lega un tempo rappresentante del Nord mitteleuropeo, vicepremier di un governo atlantista e filoucraino, che oggi riunisce attorno a se la crema della crema dell’antieuropeismo di estrema destra, del sovranismo autarchico, del neutralismo cripto-putinista.

Basti ricordare i virtuosismi della progressista Elly Schlein, che vorrebbe mandare a Strasburgo teorici della bandiera bianca come Marco Tarquinio e addirittura l’antagonista Ilaria Salis, accusata di violenza politica e messa ai ferri nell’illiberale Ungheria, ma sempre prodiga di opinioni antimilitariste, antiamericane, anti-israeliane.

E, ancora, basti ricordare Calenda, Renzi e Bonino, ovvero i ballerini del fantomatico Terzo polo, i proprietari di qualche mucchietto di voti, i quali dovrebbero convincere gli elettori a rinnegare le due confuse coalizioni di destra e di sinistra e poi però finiscono per proporre una coalizione ancor più rissosa, anzi una non-coalizione.

Inutile chiedersi, perciò, che fine faranno i gravi temi delle prossime elezioni, e cioè le minacce di guerra, i nuovi regolamenti europei, la transizione ecologica, le politiche agricole, il Pnrr, ecc. E’ di tutt’altro che s’interessa il dibattito pubblico in Italia (e però non chiamatela Italietta).