Territori in movimento

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Le aree interne, da qualche tempo, sono legate ad una speranza, ad un entusiasmo e ad un sentimento.

Alla speranza di chiudere con una vita da “osso”, di cancellare le secche immagini di derivazione meridionalistica e la dicotomia severa delle aree interne contrapposte alla città, di superare dunque la condizione di aree marginali, sacrificate, povere e mute.

All’entusiasmo legato alla certezza che finalmente tanto si muove, e molto si muove pure nella direzione giusta, legato alla vitalità dell’ampio dibattito culturale e disciplinare, alle strategie, alle politiche, alle sperimentazioni, ai fondi europei più che mai dedicati e consistenti.

Al sentimento che è dentro il territorio, dentro la riappropriazione legittima “dal basso” da parte delle comunità insediate, dentro la condizione imprescindibile che vede gli abitanti partecipare e scegliere ed essere allo stesso tempo attori e beneficiari del processo di sviluppo e valorizzazione, dentro il territorio da conservare e difendere come “bene comune”.

L’approccio alle aree interne dunque continua a cambiare e ad evolversi tanto da riconoscere oggi un cambio sostanziale di rotta e un vero e proprio ribaltamento delle prospettive.

Dalla semplificazione originaria -  e dall’idea del “divario da sanare tra città e aree interne”, della necessità di adeguare e omogeneizzare le aree interne con quelle urbane applicando lo stesso modello di sviluppo infrastrutturale, organizzativo e culturale, attraverso pesanti siringhe di “modernizzazione” con ricadute ed effetti pesanti ancora riconoscibili sugli ambienti locali - si è passati gradualmente a riconoscere complessità, diversificazione e specificità delle aree interne.

Le politiche messe in campo sono orientate oggi a consolidare l’identità delle aree interne, a supportare i processi storici di adattamento che hanno preservato nel tempo alcune risorse fondamentali come la qualità della natura, le risorse insediative e culturali, la ruralità, i saperi locali che oggi fanno delle aree interne realtà territoriali diverse, attrattive o potenzialmente tali, non più trainate dalle aree urbane, ma ad esse complementari o alternative.

E’ proprio sulla diversa interazione tra città e aree interne, tra centro e periferia, sui territori “di mezzo” tra città e campagne e sulla governance alla scala vasta che la pianificazione dovrebbe approfondire la questione, specificare e assumere un ruolo determinante. Perché se le aree interne rappresentano una parte molto ampia del territorio nazionale, con realtà variegate dotate di nuove forti potenzialità di attrazione e qualità e risorse eccezionali e uniche, non possono essere più considerati adeguati e sufficienti i criteri della lontananza dai poli urbani o la carenza dei servizi pubblici (scuola, sanità, mobilità).

Anche la pianificazione dunque deve fare uno sforzo e deve rendere complesso e allargato l’inquadramento del contesto, sia nell’indagine che nella strategia, cercando con strumenti nuovi e più adatti di riconoscere, valutare e selezionare quelle occasioni, quelle funzioni pubbliche, quelle attività, quei nodi, quelle permanenze, capaci di costruire relazioni forti e legami significativi tra le aree interne, le città e i loro territori intermedi. 

L’obbiettivo è dunque quello di superare i confini e i termini oppositivi tra città e campagna a favore di una convergenza di interessi e del riconoscimento di quelle potenzialità territoriali sulle quali articolare una nuova progettualità di scala vasta, strategica, strutturale e necessariamente intercomunale, che dunque si occupi di sistemi territoriali complessi, di reti che includano città e campagne, e che si basi sull’interscambio, sull’interazione, sulla condivisione, sulla cooperazione.

Reti policentriche nelle quali non solo ai sindaci, individuati come attori principali, ma anche alle istituzioni intermedie come le Città metropolitane e le Province, in un’ottica di sussidiarietà, dovrebbe essere dato il ruolo fondamentale di riconoscere e coordinare il livello territoriale intermedio e i sistemi intercomunali allo scopo di definire finalmente strategie di sviluppo complesse, durature, integrate ed efficaci.