Tra attesa e sciagura

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L’attuale fase che sta attraversando il settore delle costruzioni presentatre importanti elementi di novità: una spinta alla interrelazione e interdipendenza globale, che si traduce in competitività internazionale e permette (o meglio, impone) di confrontarci con informazioni, conoscenze, idee e metodi di lavoro sviluppati in altri paesi; le esigenze in termini di ecoefficienza, intesa come una integrazione di aspetti ambientali ed economici finalizzata sia alla riduzione dell’impatto ecologico, degli sprechi e dell’uso di risorse durante il ciclo di vita di un qualsiasi prodotto, sia all’aumento dei profitti a fronte di una riduzione degli investimenti; la strutturale complessità del progetto contemporaneo che rende indispensabile lo sviluppo di innovative metodologie capaci assicurare una maggior coordinamento tra le diverse discipline in un’ottica di sostenibilità ambientale, culturale e sociale, di costruibilità reale e di fattibilità economica.

In funzione di tali fenomeni le richieste che vengono mosse al settore delle costruzioni vanno decisamente nella direzione di una sua radicale trasformazione in senso digitale in tempi quanto più possibile rapidi, collocando al centro di tale “ rivoluzione” la gestione dei flussi informativi quale condizione preliminare per accrescere l’efficacia dei processi decisionali.

Il Building Information Modeling rappresenta una metodologia assurta sempre più all’attenzione dei decisori politici nei piani strategici di politica industriale e dei mercati nel settore delle costruzioni, che, specialmente nel nostro Paese, sembra collocarsi all’incrocio, diciamo così, di due opposte emozioni: attesa e sciagura . La ragione principale per la quale il BIM genera tante aspettative è che esso evoca una serie di “qualità” che vengono ritenute capaci di ridurre molte delle criticità che caratterizzano il processo edilizio italiano, tra le quali la ridotta interazione tra i diversi attori, la difficoltà nella gestione dell’informazione, l’indeterminatezza di costi e tempi, gli scarsi livelli qualitativo-prestazionali, una endemica conflittualità dei rapporti, ecc. Allo stesso tempo emerge una forte preoccupazione per la comparsa di un nuovo elemento all’interno del già complesso e ipertrofico apparato normativo burocratico del processo edilizio italiano, unita ad una forte resistenza ad introdurre trasformazioni capaci di rendere evidenti tutti i vizi del modo di procedere attuale e che, purtroppo, rappresentano i meccanismi di compensazione e di aggiustamento di dinamiche relazionali tra gli attori del processo edilizio oramai consolidate.

Il BIM però non è il rimedio a tutti i mali, né un elemento perturbante. E’ semplicemente una scelta strategica, imprescindibile e indispensabile, che può realmente modificare in senso industriale il settore delle costruzioni anche del nostro Paese, ma che potrà rivelare il livello della sua effettiva portata solo nei prossimi dieci anni.