Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Giovani cattivi o cattivi maestri?

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Sarà che per quarant’anni ho insegnato a migliaia di universitari, ma non mi piace leggere nei commenti della stampa che i giovani sono “ignoranti”. E sarà che sono stato un militante sessantottino, ma neppure mi piace leggere accuse sferzanti di antisemitismo agli studenti che manifestano per Gaza.

Il che non significa che abbia apprezzato la contestazione di Napoli contro Maurizio Molinari o l’invasione del Senato accademico di Torino o l’allontanamento dai cortei femministi delle ragazze filoisraeliane. Tutt’altro. Ma ne faccio una questione generazionale. Soltanto una questione di giovani e di adulti. Credo che, per definizione, dovrebbero essere gli adulti a finire sul banco degli accusati, quando si parla delle colpe dei giovani. Perchè sono gli adulti, cioè le famiglie, che socializzano, acculturano, moralizzano figli e figlie. E sono gli adulti, cioè gli insegnanti, che comunicano le informazioni agli studenti e li abituano a valutarle. O altrimenti sono gli adulti che, venendo meno ai propri doveri, semplicemente non si curano dei propri figli e dei propri studenti.

Il punto, comunque, è quel che famiglie e scuole tramandano a ogni generazione successiva.

E del resto bisognerebbe chiedersi quali siano i valori, la cultura, il metodo critico di cui dispongono oggi le famiglie e le scuole. E cioè quei padri, madri, professori a loro volta cresciuti in contesti che, già alcuni decenni fa, la crisi della famiglia, la dequalificazione dell’insegnamento medio, l’inefficienza dell’università di massa (per non dire degli ideologismi novecenteschi) avevano resi poveri di cultura e di spirito critico.

Insomma la catena dei buchi neri nella formazione è ormai lunga e francamente non è bello accodarsi alla moda della fustigazione. I giovani sono ignoranti? Ma chi li ha resi ignoranti? Sono antisemiti? E chi gli ha mai spiegato cosa sia l’antisemitismo?