Naplest: il recupero dell'area ex manifattura tabacchi

di

Ad occidente e ad oriente, al tramonto e all’alba di Napoli, le due periferie da bonificare e riconvertire. E, tra le due grandi aree dismesse agli opposti punti cardinali, il centro storico.

Il tormentato fronte occidentale di Bagnoli dovrebbe ripartire dal Piano dell’Invitalia che recepisce molti dei rilievi mossi negli ultimi vent’anni al P.U.E. approvato dal Comune, entrato definitivamente in crisi dopo molte vicissitudini, tra cui le aste dei suoli andate ripetutamente deserte.

Cassato il porto-canale esposto ad insabbiamenti e delocalizzate a Nisida le strutture alberghiere dall’angusto cul de sac compreso tra questo e via Nuova Bagnoli, l’area occidentale è ancora, con l’eccezione di alcune strutture già realizzate, alle soglie di un’autentica rinascita.

Il centro storico, dilatato ipertroficamente, è disciplinato da una normativa che interviene puntualmente, edificio per edificio, mortificando ogni ambizione di ridisegno di parti urbane più complesse e riqualificazioni a scala di quartiere.

Gli ambiti di trasformazione, che dovrebbero consentire interventi più estesi e articolati, nella maggior parte dei casi, non hanno avuto seguito.

Quello che resta del P.I.U per il Centro Storico – 5 milioni di euro utilizzati su 100 di fondi europei stanziati tra il 2007 e il 2013 – ha esaurito qualsiasi spinta propulsiva per promuovere il recupero dell’area più antica e stratificata della città.

Napoli e la Campania conquistano un ulteriore, preoccupante primato: quello della vetustà e della vulnerabilità del patrimonio edilizio e della fragilità del territorio.

Il Centro Studi dell’Ordine Nazionale dei Geologi, stima, infatti, che sul nostro territorio regionale si concentri il 20% circa della popolazione italiana che vive in aree a rischio o in edifici costruiti prima della normativa antisismica del 1974.

In questo quadro scoraggiante, c’è, nonostante tutto, la Napoli che vive grazie ad un gruppo d’imprenditori privati che, respingendo ogni tentazione fatalistica e rinunciataria, ha predisposto “il più grande intervento di riqualificazione urbana” in ambito europeo.

NaplEst propone una serie d’interventi privati per riscattare dal degrado l’area orientale che storicamente ha accolto le attività industriali incompatibili con il centro e progressivamente espulse verso la periferia.

In quest’area, per successiva accumulazione, capannoni, silos, siti di stoccaggio, piazzali di movimentazione delle merci, terrains vagues, hanno dato vita ad un paesaggio che riconquisterà dignità urbana grazie ad un organico e ambizioso piano di riqualificazione.

In questo ambito, anche a Napoli, si collocano finalmente una serie d’interventi ispirati alle più avanzate ricerche architettoniche in campo internazionale.

Parliamo di architettura green, ecocompatibile, linguisticamente aggiornata che potrà costituire un luminoso avamposto moderno verso l’ulteriore risanamento ambientale del vasto territorio degradato che s’inoltra a oriente fino a raggiungere Pompei e la sua area archeologica.

Tra le iniziative di NaplEst già realizzate ricordiamo “Brin 69”, il recupero dell’ex complesso industriale Mecfond di Vulcanica Architettura, premio Inarch fuori concorso nel 2015.

Sul fronte dei progetti di rigenerazione urbana in attesa di realizzazione, vogliamo segnalare quello di Mario Cucinella, l’architetto cresciuto alla scuola di Renzo Piano ed assurto a notorietà internazionale, a cui, già nel 2010, Fintecna Immobiliare ha assegnato l’incarico di riqualificazione dell’area dell’ex manifattura Tabacchi.

In una città che sta rimuovendo un glorioso passato industriale, Cucinella tende la mano alla storia conservando l’identità del luogo attraverso il recupero dei suoi edifici più significativi.

Allo stesso tempo, proietta il suo intervento in un futuro – che altrove è già presente – con la realizzazione di nuove residenze ispirate a criteri di ecocompatibilità e risparmio energetico, spazi per il commercio e servizi per complessivi 590.000 mc su un’area di 170.000 mq.

Il nuovo insediamento si sviluppa a partire da una spina centrale costituita da un asse verde e pedonale, dall’andamento spezzato, dove trovano posto le funzioni d’interesse pubblico come uffici e negozi e su cui affacciano le residenze.

Dall’analisi del sito e delle sue caratteristiche climatiche nascono le strategie di risparmio energetico e di minor impatto ambientale che nell’opera di Cucinella non sono solo meri dispositivi tecnologici ma veri e propri elementi di un linguaggio vivido ed innovativo senza compiacimenti narcisistici.

Tra memoria e futuro, Cucinella, da sempre sensibile alle esigenze dell’utenza, configura ambienti di notevole qualità spaziale, dove i volumi tersi delle nuove architetture emergono da un contesto finalmente rigenerato.