La testimonianza - 8 / Vittorio Ciotola, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Napoli

di

Nagorà apre con questo numero un'analisi – e dunque un dibattito – su un mercato del lavoro le cui le vie di accesso sono sempre più anguste e in cui la precarietà si è stabilizzata come categoria immutabile e irreversibile, a tutto discapito dei ventenni e dei trentenni di oggi. Per questo, abbiamo interpellato alcuni giovani che, in un contesto difficile, hanno trovato il modo di far valere i propri talenti e i propri sogni.

Vittorio Ciotola ha 34 anni, è sposato ed ha due figli. Si è laureato in Ingegneria dei sistemi idraulici e di trasporto presso l’ università Federico Secondo ed ha conseguito un Master in Energy Finance presso il Politecnico di Milano. Oggi ricopre il ruolo di Procuratore generale e Direttore Tecnico presso la Site srl, azienda impegnata nel settore delle manutenzioni reti complesse e realizzazione opere pubbliche. Dal 2017 è Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Napoli.

Quali sono i principali ostacoli che ha incontrato sul suo cammino e come li ha superati?

Gli ostacoli variano a seconda della parte di percorso che ci troviamo ad affrontare. Certamente l’ingresso nel mondo del lavoro porta a scontrarsi con un regime normativo fittissimo e confusionario. L’unico strumento che consente di affrontare tali difficoltà è l’approfondimento, lo studio. Tutto il tempo che un giovane dedica all’approfondimento della norma viene ovviamente tolto a ciò che è il lavoro di campo. Trovare il giusto equilibrio rappresenta certamente un aspetto fondamentale per affrontare nel migliore dei modi le sfide che saremo chiamati ad affrontare.

Napoli, città giovane per definizione, non è una città per giovani? 

Napoli è una città giovane ed i giovani devono fare di tutto per farla rimanere tale ed acquisire sempre maggior peso nell’effettuare le scelte che guideranno il futuro della nostra città.

Quale eredità hanno lasciato gli ex ragazzi ai loro figli? 

Purtroppo quello che ci viene lasciato dagli “ex ragazzi” è un terreno carico di criticità. Un ambiente nel quale si è sempre pronti a puntare il dito e scaricare le responsabilità sugli altri per provare ad apparire migliori. Proprio noi giovani dovremmo essere parte attiva nel cambiare tale modo di pensare cercando di fare maggiormente sistema e condividendo oneri ed onori rispetto alle scelte ed ai percorsi individuati.

Quanto spazio hanno i giovani per fare proposte, per far valere i propri talenti, le loro competenze, la loro passione, le loro idee? 

Gli spazi a disposizione per noi giovani sono enormi. Ciò è dovuto anche alla grande velocità con cui cambia ciò che è intorno a noi. Un mondo sempre più interconnesso, smart, che ci pone certamente in una posizione di enorme vantaggio rispetto alle precedenti generazioni. Se a tale fattore di competenza noi giovani riuscissimo ad integrare una giuste dose di esperienza, il ricambio generazionale avverrebbe in maniera sicuramente più rapida ed efficiente.

Quali sono le responsabilità della attuale classe dirigente?

La grande responsabilità dell’attuale classe dirigente risiede nel fatto di  non essere disposta a cambiare visione. Questo approccio alza un muro e non consente la crescita e lo sviluppo di nuove idee, nuove proposte nuove figure professionali. Con il risultato che si continua ad andare avanti guardando a ciò che accadrà domani senza costruire le basi per affrontare il futuro nel lungo periodo. Continuando con la politica del tamponare i problemi senza programmazione si contribuisce a generare una polveriera che toccherà a noi giovani disinnescare. Ovviamente non è il caso di fare "di tutta l’erba un fascio" : anche sul nostro territorio ci sono esempi di dirigenti illuminati che sono riusciti a promuovere eccellenza, come ad esempio nel caso del polo universitario di San Giovanni, ormai vero e proprio hub di sviluppo tecnologico e faro per le nuove generazioni.